Marco Verzella DO sarà il docente del corso Bilanciamento tensionale fluidico - Tecniche BFT in programma l'1 e 2 febbraio 2025. Per l'occasione ha condiviso con noi alcune riflessioni sul sistema fluidico corporeo e le sue implicazioni in ambito osteopatico.
Il suo intervento riassume lo studio Tissutal and Fluidic Aspects in Osteopathic Manual Therapy: A Narrative Review, una ricerca scientifica condotta in collaborazione con Erika Affede, Luca Di Pietrantonio, Vincenzo Cozzolino e Luca Cicchitti.
Introduzione
I meccanismi che determinano le funzioni dei tessuti biologici e le loro alterazioni interessano da sempre professionisti e studiosi, recenti teorie hanno rivalutato il ruolo di alcuni elementi che influenzano tali dinamiche.
In particolare l’acqua avrebbe un ruolo chiave per questi meccanismi; l’elemento base della vita, che rappresenta circa il 99% del numero di molecole nel corpo umano, è dotato di comportamenti chimico/fisici particolari.
Come indicato da Emilio Del Giudice “l'acqua non può svolgere il ruolo passivo di contenitore di biomolecole, ma svolge invece un ruolo dinamico” (Del Giudice, & al, 2009).
Il presente articolo cercherà di fornire spunti di riflessione su alcune caratteristiche dell’acqua biologica e le sue implicazioni terapeutiche, in particolare in ambito osteopatico, il tutto alla luce di recenti acquisizioni scientifiche.
Tessuto e l’infiammazione
Per parlare del ruolo dell’acqua biologica è necessario prima chiarire le relazioni tra tessuto e infiammazione.
Con il termine “tessuto” ci riferiamo a quello connettivo che rappresenta il principale territorio di azione dei meccanismi infiammatori. (Bautista-Hernández, 2017)
Risulta tuttavia interessante soffermarsi sul concetto di infiammazione non nella sua classica definizione, piuttosto sulla cosiddetta low grade inflammation (LGI) (Zelechowska, & al.,2018).
Antonelli (2017) suggerisce di “ridefinire” l’infiammazione, infatti nella LGI i livelli di proteina C reattiva (PCR) risultano modesti; la LGI non è causata da infezioni o lesioni tissutali, né sono presenti i classici segni di infiammazione definiti da Celso (calor, dolor, rubor, tumor). La LGI sarebbe alla base di patologie croniche come il diabete di tipo II e le malattie cardiovascolari (Medzhitov, 2008).
Nella LGI i minimi livelli di infiammazione risultano costanti e continui e determinano un diverso grado di malfunzionamento cellulare, con una risposta tissutale modulata dallo stato quantitativo di infiammazione.
Questa condizione nel tempo è in grado di generare un esaurimento delle capacità adattative del tessuto (sovraccarico allostatico) (McEwen, 2003).
Il malfunzionamento tissutale è dato da diversi meccanismi: dall’errato ripiegamento delle proteine durante la sintesi (Amen, & al., 2019), dalle alterazioni della metalloproteasi della matrice (MMP) durante il turnover della matrice extracellulare (MEC) che sono influenzati da alcune interleuchine (IL-13 e IL-4) (Knipper, & al., 2015). (Fig. A)
(Fig. A- Le alterazioni metaboliche possono instaurare una condizione di LGI che porta ad un malfunzionamento tissutale anche senza segni classici di flogosi) (Verzella, & al., 2022).
Altro elemento nelle alterazioni del tessuto sarebbe dato dalle aquaporine (AQP), proteine di membrana con un ruolo importante nel rapido movimento dell’acqua intra/extra cellulare (Mariajoseph-Antony, 2020); queste vengono definite vere e proprie regolatrici di infiammazione osmotica indotta dallo stress (Hoffmann, 2009), non solo fisico ma anche psicosociale (Rohleder, 2012).
Tessuto e acqua
La MEC ha diverse funzioni e le sue cellule, fibroblasti (FB) e miofibroblasti (MFB), influenzano i processi fisiologici e patologici mediante la trasmissione delle forze meccaniche nei tessuti. (Langevin, & al., 2013)
L'irrigidimento del connettivo (in particolare del tessuto fasciale) non sarebbe causato solo dalla contrazione attiva di FB e MFB, ma come affermato da Schleip et al. (2019) sarebbe dato soprattutto dall'idratazione della MEC che si comporterebbe come una spugna (Chiera, & al., 2017).
L'acqua, infatti, costituisce la componente principale del volume della fascia e le sollecitazioni su di essa influiscono sulla velocità di reidratazione (Schleip, & al., 2012).
Anche la struttura dei tessuti determinerebbe un comportamento particolare dei fluidi al loro interno; studi sull'interstizio confermano l'influenza reciproca tra forze meccaniche, dinamica dei fluidi e risposta cellulare. I fasci di collagene dell'interstizio sono privi di membrana basale, quindi, direttamente a contatto con il fluido interstiziale (FI) (Benias & al., 2018).
L’imbibizione tissutale è causata dall’azione dalle citochine (PGE1, IL-1, IL-6 e TNF) sulle integrine di membrana dei FB, questa causa una perdita di adesione delle integrine alla MEC, un abbassamento della pressione del fluido interstiziale (PFI) e un conseguente richiamo di liquidi all’interno del tessuto (Reed, & al., 2010).
È interessante notare che il blocco delle integrine da parte delle citochine pro-infiammatorie e l’abbassamento della PFI sono modulate dal grado di infiammazione e si verificano anche con una LGI (Langevin, & al., 2013).
Ne risulta un'interazione diretta tra le forze fluidiche e il rimodellamento della fibra locale, quindi dell'architettura della MEC. (Adamo, & al., 2011)
E’ plausibile che le alterazioni morfologiche e quindi funzionali dei tessuti siano dovute alla quantità e allo spostamento dei fluidi al loro interno e mediate da una condizione infiammatoria anche se di basso grado (LGI) (Verzella, & al., 2022). (Fig. B)
(Fig. B- La LGI determina un abbassamento della PFI a causa delle citochine infiammatorie che a loro volta agiscono su forze meccaniche, dinamica dei fluidi e risposta cellulare alterando la conformazione della MEC) (Verzella, & al., 2022).
Biofisica dell’acqua
Come già accennato l’acqua biologica possiede un particolare comportamento fisico/chimico, ci concentreremo sulla porzione di acqua in prossimità delle membrane biologiche (Del Giudice, & al., 2009; Pollack, 2013).
In queste aree le molecole dell’acqua si organizzano ordinatamente in strati con forma a “nido d'ape”, che si sovrappongono in direzione parallela alle superfici della membrana, sia all'interno che fuori dalla cellula. Queste aree sono definite “Zone di Esclusione” (EZ), perché respingono le particelle e i soluti (De Ninno, & al., 2017; Pollack, 2001).
Anche le proteine all'interno degli organismi viventi sono circondate da acqua organizzata in EZ e la sua mancanza causa un'alterazione del ripiegamento proteico, quindi delle funzioni tissutali (Pizzitutti, & al., 2007).
Secondo Sharma (2018; 2020) la EZ ed il suo accumulo all’interno delle cellule avrebbe un ruolo sulla salute dei tessuti, influenzando il benessere generale dell’organismo.
Un aspetto davvero interessante da considerare è che la EZ avrebbe anche effetti sul movimento dei fluidi. Come sperimentalmente dimostrato all'interno di strutture tubolari, come i capillari sanguigni, il movimento fluidico può avvenire indipendentemente dal gradiente pressorio (Li, 2020).
Ciò si verifica a causa di una differenza di potenziale tra il nucleo del tubulo e la sua superficie interna costituita da una EZ, creando così un flusso all’interno del tubulo che gli autori definiscono “auto-guidato” ( Li, & al., 2023; Seneff, & al., 2015).
La facilità di movimento del fluido (dovuta all’effetto cuscinetto), è assicurata dalla carica negativa fornita dagli ioni solfato adesi ai glicosaminoglicani sulla parete interna del capillare.
Questo genera un campo elettromagnetico, il cosiddetto “potenziale di flusso vascolare elettrocinetico” (EVSP) (Seneff, 2019).
I complessi modelli di fisica che possono spiegare il caratteristico comportamento dell’acqua biologica fanno capo alla teoria quantistica dei campi (QFT) e dell'elettrodinamica quantistica (QED) (Preparata, 1995).
Secondo questi modelli, le molecole di acqua sono considerate oggetti quantistici capaci di promuovere, intrinsecamente, fluttuazioni spontanee, in grado di scambiare energia con l'ambiente circostante.
In condizioni ambientali idonee (densità delle molecole e la giusta temperatura), tutte le molecole oscillano spontaneamente all'unisono, con una fase ben definita ed in sincronia con il campo elettromagnetico (EMF), che ha la stessa fase (Del Giudice, & al.,1994).
Questa regione spaziale è chiamata “dominio di coerenza” (DC), ha una dimensione sub-micronica e contiene milioni di molecole (Germano, 2015).
Nella EZ dell'acqua biologica, le molecole si organizzano formando dei DC ed i particolari comportamenti sopra descritti possono essere riferiti proprio a questa caratteristica (Voeikov, & al., 2009).
Implicazioni in ambito osteopatico
La Disfunzione Somatica (DS), viene definita come entità nosologica rilevabile alla palpazione osteopatica. L’acronimo inglese T.A.R.T., indica i 4 segni per la sua diagnosi: dolorabilità (T), asimmetria (A), anomalia del ROM (R) e alterazioni della trama tissutale (T) (Di Giovanna, & al., 2020).
Si può ipotizzare che tra i 4 segni, le Alterazioni Tissutali siano le più significative per definire una DS, paragonandola ad una LGI. Suggeriamo che il fenomeno infiammatorio sia l’elemento iniziale e che determini un'alterazione del tessuto, il verificarsi degli altri 3 segni TART sia possibile solo successivamente (Fig. C).
(Fig. C- LA DS come la LGI: gli elementi che determinano una LGI alterano inizialmente la struttura del tessuto, solo successivamente possono presentarsi gli altri segni TART ) (Verzella, & al., 2022).
La DS non rappresenta una vera condizione di “patologia” (WHO ICD-11) e, come per la LGI, non avrebbe una causa diretta, come traumi o lesioni tissutali. Piuttosto, la DS appare come un'alterazione della funzione tissutale, un segno di alterata omeostasi, spesso duratura nel tempo come la LGI (Medzhitov, 2008).
Il trattamento osteopatico (OMT) con il suo effetto andrebbe ad agire proprio sui livelli infiammatori del tessuto (Meltzer, & al.,2007; Zein-Hammoud, & al., 2015).
Ipotesi/Conclusioni
Confermato che le alterazioni tissutali siano associate alla LGI, ipotizziamo che l'elemento mediatore di tali meccanismi sia il comportamento dei fluidi nei tessuti.
La distribuzione e il movimento dei fluidi non sarebbero dovute “solo” all'anatomia, come classicamente considerato, ma potrebbero dipendere dalla struttura della EZ nei tessuti, in particolare nella MEC, nei vasi e capillari.
L’ipotesi è che l'effetto dell’OMT risieda proprio nel ripristino e nella normalizzazione delle EZ, in aree con domini di coerenza macroscopici.
E’ altresì vero che nella tradizione osteopatica vari autori danno importanza ai fluidi all’interno del corpo, indicando particolari approcci sia dal punto di vista palpatorio che terapeutico (Sutherland,1944; Becker, 1997).
E ipotizzabile che l’azione anti-infiammatoria dell’OMT induca un effetto sulla MEC e sul ripristino delle condizioni elettromagnetiche ottimali (“omeostasi elettromagnetica”), così da ricostituire l'EZ nei tessuti e le normali funzioni (Fig. D).
(Fig. D- schema di ipotesi di funzionamento dell’OMT) (Verzella, & al., 2022).