Il modello biomeccanico proposto dal Dottor Philip E. Greenman nel suo libro “Principi di Medicina Manuale” è sicuramente una pietra miliare della didattica proposta nelle scuole di osteopatia di tutto il mondo. Questo approccio è stato elaborato e proposto da lui e dal Dottor Mitchell all’Università di Osteopatia del Michigan per molti anni.
Dall’iniziale elaborazione di questo modello nasce il testo poi diffuso in tutto il mondo e tradotto in molte lingue. Dalla pubblicazione del libro e dalla sua ultima revisione, la ricerca e la didattica proposte all’Università del Michigan in questo ambito si sono evolute e perfezionate grazie all’apporto di altri collaboratori del Dottor Greenman, come il Dott. Carl W. Steele. Quest'ultimo ha portato avanti in ambito universitario la tradizione di questo insegnamento e applicato per molti anni questi principi nella pratica clinica.
Marco Chiantello DO ha avuto la fortuna di trascorrere molto tempo al fianco di Steele apprendendo direttamente da lui questo tipo di approccio e di didattica per poi introdurla in modo innovativo in Italia.
La principale novità è sicuramente la proposta di un modello che coniuga aspetti palpatori valutativi, principi biomeccanici e fisiologici, manualità ed efficacia tecnica. Il trattamento osteopatico diventa in questo contesto un continuo feedback dinamico tra paziente ed operatore che porta gradualmente il paziente stesso ad incrementare lo stato di salute durante il trattamento.
Ciò che colpisce nel vedere lavorare operatori di grande esperienza con questo approccio è il passaggio da un trattamento fatto di sequenze separate di tecniche ad un sistema dinamico operatore-paziente che, in modo armonico, evolve verso l’incremento dello stato di salute e l’integrazione delle aree disfunzionali.
Greenman non concepisce il modello biomeccanico semplicemente come uno schema di valutazione che vada alla ricerca delle disfunzioni strutturali da correggere in modo sequenziale ma lo intende come un sistema fluidico condensato in un telaio, lo scheletro, il quale è letteralmente sospeso e fluttua all'interno di un sistema fluidico particolare: i muscoli. L’equilibrio di tale sistema è costantemente integrato con l’attività di controllo effettuata dal SNC.
In questo modo, il modello in se stesso è un dialogo continuo tra apparato muscoloscheletrico e sistema nervoso centrale. Se a ciò andiamo ad aggiungere che l'interrelazione tra visceri e struttura è gestita dal sistema nervoso autonomo, abbiamo di fronte un sistema integrato che interagisce in modo dinamico in ambo i sensi (visceri-struttura e struttura-visceri) creando un canale di comunicazione tra le parti.
Probabilmente il dottor Greenman e i colleghi della Michigan University non consideravano il loro modello sotto questo aspetto ma nei loro gesti e nel modo in cui approcciavano i pazienti durante il trattamento, ne sembravano comunque consapevoli, una conoscenza sottintesa, intrinseca.
La codifica delle tecniche e le loro successive modifiche, specialmente quelle portate avanti dal Dott. Carl W. Steele, rappresentano per lo più una forma di comunicazione, un dialogo tra osteopata e paziente in cui il linguaggio è rappresentato dal movimento del corpo dell’osteopata insieme al corpo del paziente.
La tecnica quindi non è fine a sé stessa ma diventa la chiave per veicolare il messaggio che l’osteopata propone e, essendo una comunicazione continua, in base alla risposta quest'ultimo, apprende dal paziente stesso. Si tratta di un vero e proprio scambio: il paziente apprende attraverso le induzioni dell’osteopata un migliore schema di funzionamento, l’osteopata modula l’infinita gamma di risposte tessutali alle sue stimolazioni ed accresce la propria capacità palpatoria e percettiva.
9.00 – 10.00
Introduzione al concetto biomeccanico secondo la metodica Mitchell con review delle disfunzioni biomeccaniche e dell’anatomia topografica. Infiammazione neurogena ed integrazione degli aspetti neurologici caratterizzanti della disfunzione somatica. Considerazioni sulla mappa sclerotomica.
10.00 – 11.00
11.00 – 11.15 Coffee Break
11.15 – 12.15
12.15 – 13.00
13.00 – 14.00 Pausa Pranzo
14.00 – 14.45
14.45 – 15.30
15.30 – 16.00
16.00 – 16.15 Coffee Break
16.15 – 17.00
17.00 – 18.00
9.00 – 10.00
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